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alleanza terapeutica

L’approccio contrattuale in Analisi Transazionale

Oltre all’alleanza e alle varie tecniche utilizzate (operazioni berniane), lo strumento principe fornito dall’Analisi Transazionale per promuovere il cambiamento è costituito dal contratto. E, in effetti l’Analisi Transazionale si caratterizza già dalla definizione per l’approccio contrattuale, essendo una “teoria psicologica e sociale caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento” (Mastromarino, Scoliere, 1999). L’approccio contrattuale riflette la filosofia dell’AT, che già di per sé è una premessa fondamentale per il cambiamento, ritenendo la persona responsabile nel lavorare per raggiungere gli obiettivi definiti e capace di autodeterminarsi e di poter modificare le decisioni assunte. Già questa concezione di base e la conseguente stipulazione del contratto, inteso come “un esplicito impegno bilaterale per un ben definito corso di azione” (Berne, 1967), prevede e promuove l’attivazione del cliente verso ciò che desidera, con la focalizzazione del lavoro su singoli aspetti ben definiti concordati in modo esplicito. Ritengo che l’approccio contrattuale sia proprio utile, in quanto il primo passo verso il cambiamento per il cliente è identificare il modo in cui vuole cambiare o verso quale cambiamento vuole andare. Capita inoltre spesso che i clienti vivano la terapia come uno spazio e un luogo in cui lamentarsi di quello che non va bene, senza di fatto sapere cosa vogliono di diverso e quindi impegnarsi per avere qualcosa di diverso. Penso che quest’esperienza sia ancor più comune nel contesto pubblico, che per natura è povero di un importante aspetto contrattuale quale la remunerazione valida (Steiner, 1974), che rappresenta per me un indice di motivazione e a sua volta un fattore motivante.

Il contratto psicologico è fondamentale anche per identificare sin dall’inizio quali aspettative ha l’utente nel percorso terapeutico sia rispetto a se stesso sia rispetto al terapeuta: l’esplicitazione di aspettative e richieste è utile per evitare possibili giochi o sabotaggi che potrebbero essere sottesi dalla presenza di messaggi ulteriori. Capita spesso di imbattersi in utenti con richieste impossibili, in cui ad esempio è richiesto un cambiamento relativo all’altro, e penso proprio che sia utile focalizzarsi da subito sul cambiamento relativo al sé attraverso la definizione del contratto.

E’ inoltre fondamentale tenere presenti le definizioni fornite da Berne (1986), Woolams e Brown (1978) e De Nitto (2006) in merito ai contratti validi. Innanzitutto occorre operazionalizzare gli obiettivi, in modo che possano essere concretamente verificabili e specifici e non rimangano astratti ed eccessivamente generali, col rischio che terapeuta e cliente attribuiscano significati diversi agli stessi termini. Un modo per promuovere il cambiamento è anche quello di definire obiettivi raggiungibili in base alle competenze del cliente e del terapeuta (Steiner, 1974), in modo che sin dalle prime sedute l’utente possa essere eventualmente ridimensionato nelle aspettative qualora queste non siano realistiche e in modo che sia cliente sia terapeuta non debbano fare i conti con la frustrazione dell’ “inseguire” obiettivi non adeguati alle risorse del cliente. E’ importante per la creazione dell’alleanza e per evitare il rischio di drop out che il cliente possa riscontrare con cambiamenti concreti gli effetti benefici del lavoro svolto e potrebbe non valorizzare le tappe raggiunte qualora mirasse a mete troppo elevate. Un’altra indicazione utile da seguire al fine di promuovere un cambiamento concreto è quella di non accettare, se non in una prima fase, contratti “soft”, che mirino esclusivamente alla comprensione del problema: a tal fine è importante chiedere sempre al cliente a cosa gli serve capire le origini del problema e in quale direzione intende cambiare dopo averle comprese.

Penso che con alcune persone sia utile definire contratti di seduta, in modo che ogni seduta sia focalizzata su qualcosa di specifico cosicché il cliente eviti di parlare di più problemi senza focalizzarsi su nessuno o eviti di confondersi e di disperdere le proprie energie e risorse su più punti.

Nel corso della terapia, la presenza di un contratto, sulla base del quale il terapeuta formula il piano di trattamento (De Nitto, 1994; Makover, 1999), serve a terapeuta e cliente per monitorare gli effetti del trattamento, in modo che entrambi possano rendersi conto se il trattamento è efficace oppure no: il vedere progressi nella direzione prevista può fungere da rinforzo per il cliente e motivarlo ulteriormente verso la “guarigione” psicologica. Attraverso il contratto e la conseguente formulazione del piano di trattamento con obiettivi e scopi (Makover, 1999), il terapeuta può spiegarsi la natura di eventuali impasse, che ad esempio possono essere generate dal fatto che il terapeuta sta andando in una direzione diversa da quella richiesta dal cliente.

Qualora il cliente non richieda per sé un cambiamento che il terapeuta ritiene importante, penso che il terapeuta si debba limitare a segnalargli le possibili aree di crescita ed eventualmente a cercare di motivarlo in tale direzione, rispettando comunque la volontà del cliente e non forzandolo verso obiettivi che lui non vuole per sé, a meno che non si tratti di aspetti fondamentali per la vita del cliente e/o di altri, nel qual caso ritengo necessario stipulare un contratto di protezione come condizione per la presa in carico. In ogni caso, qualora siano stati raggiunti gli obiettivi inizialmente concordati, è necessario ricontrattare nel caso in cui cliente e terapeuta intenda proseguire il lavoro svolto.

BIBLIOGRAFIA

  • Berne E. (1967). A che gioco giochiamo? Milano. Bompiani

  • Berne E. (1986). Principi di terapia di gruppo. Roma: Astrolabio.

  • De Nitto C. (2006). L’arte della psicoterapia. Roma: LAS.

  • Makover R.B. (1999). La pianificazione dei trattamenti in psicoterapia. Roma: LAS.

  • Mastromarino R., Scoliere M. (1999). Introduzione all’Analisi Transazionale. “Il modello 101”. Roma: IFREP.

  • Steiner C. (1974). Script people live. New York: Grove Press.

  • Woolams S., Brown M. (1978). Transactional Analysis. Huron Valley Institute, Dexter.