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attaccamento

La teoria polivagale di Porges

La teoria polivagale è stata introdotta dal neurofisiologo Stephen Porges, che ha come riferimenti le teorie del trauma, dell’attaccamento e della regolazione affettiva.

Il concetto di trauma, di tradizione psicoanalitica, continua oggi a essere fondamentale sia in ambito psicodinamico (in autori come Fonagy che utilizzano interventi di mentalizzazione) sia in ambito cognitivo-comportamentale (EMDR) e in approcci innovativi come la psicoterapia sensomotoria di Pat Ogden o come la psicoterapia polivagale.

Esperienze traumatiche possono essere non solo i macrotraumi come l’abuso emotivo, fisico o sessuale, ma anche tutti gli ACEs (Adversive Child Experiences) che comprendono ad esempio la trascuratezza emotiva.

Quando le esperienze avverse non vengono mentalizzate, cioè contenute, elaborate e trasformate nell’ingaggio sociale, prima di tutto all’interno dell’ambiente familiare, diventano traumatiche.

Le eseperienze traumatiche che possono impattare a livello cerebrale non riguardano solo l’infanzia, ma tutto l’arco di età che va fino ai 24 anni (perché in questo arco evolutivo il cervello si sviluppa) e anche la nostra vita attuale.

Le eseperienze traumatiche causano conseguenze dal punto di vista fisiologico, ad es. una disregolazione del cortisolo, ma anche un’alterazione del SNA (sistema nervoso autonomo) che è la parte antica del nostro cervello che risponde a pericoli.

Il nostro SNA è costituito da:

  • sistema simpatico (sviluppato già nei rettili): ci permette di combattere o fuggire di fronte alle situazioni avverse (iperattivazione)

  • sistema vagale o parasimpatico dorsale, che porta all’immobilizzazione, al congelamento di fronte al pericolo

  • sistema vagale ventrale (sviluppatosi nei mammiferi), per cui si può ricorrere a un adulto che può proteggere, farci sentire sicuri.

Porges individua il concetto di neurocezione, cioè la percezione a livello subcorticale (sistema nervoso autonomo) che ci permette di percepire se una situazione è sicura oppure pericolosa.

I soggetti che hanno subito traumi non contenuti, elaborati e trasformati vivono una condizione di costante pericolo, perché non hanno avuto la possibilità di sperimentare un attaccamento sicuro che ha fatto loro sviluppare difese.

I soggetti traumatizzati presentano quindi una disregolazione neurocettiva per cui le emozioni spiacevoli (paura, rabbia, disgusto, tristezza da separazione) diventano croniche e persistenti in quanto non sono state regolate all’interno degli scambi sociali: a causa di questo presentano una condizione di iperarousal (iperattivazione, agitazione, ansia) o di ipoattivazione (depressione, atarassia)..

I soggetti traumatizzati non hanno solo una disregolazione della neurocezione ma anche una disregolazione della finestra di tolleranza per le situazioni disagevoli, per cui sono:

  • sempre agitati /iperattivi, con difficoltà a rilassarsi o a dormire, con dolore ronico (es. fibromialgia), con tendenza alla rabbia o all’ostilità

  • depressi, affetti da fatica cronica, con problematiche a livello cardiaco, come una bassa pressione.

Già nel 1872 il fisiologo inglese Henry Moudsley affermava: “L’afflizione che non trova sbocco nelle lacrime fa piangere altri organi”.

Per afflizione possiamo intendere il dolore traumatico; le lacrime hanno la funzione sociale di rendere visibile il nostro dolore perché possa essere accolto.

Il dolore non può essere accolto se il trauma non viene mentalizzato o non può essere condiviso nell’ambiente familiare.

I disturbi di tipo psicosomatico si possono manifestare:

  • nell’apparato gastrointestinale: gastrite, reflusso esofageo, colite ulcerosa, ulcera peptica, stipsi, nausea

    nell’apparato cardiocircolatorio: tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, sindrome vasovagale (tendenza a svenire senza base organica), ipertensione essenziale

  • nell’apparato respiratorio: asma bronchiale, sindrome iperventilatoria

  • nell’apparato urogenitale: irregolarità mestruali, dolori mestruali, impotenza, eiaculaizone precoce, vaginismo o anorgasmia, enuresi

  • nel sistema cutaneo: psoriasi, acne, lupus eritematoso, dermatite atopica, prurito, orticaria, secchezza della cute e delle mucose, sudorazione profusa

  • nel sistema muscolo-scheletrico: cefalea tensiva, crampi muscolari, torcicollo, milagia, artrite, dolori al rachide, cefalea nucale

  • nel sistema uditivo: giramenti di testa, sensazione di perdere l’equilibrio, acufeni

  • nell’alimentazione e nel sonno

Tutti questi possono essere sintomi funzionali, cioè sintomi senza danno organico.

La nausea ad esempio è un sintomo molto importante in bambini o adolescenti, quando non c’è possibilità di non mentalizzare il dolore o di condividerlo nel contesto familiare.

La psicoterapia deve quindi integrare la mente col corpo: il trauma non mentalizzato deve trovare espressione nella parola.

Obiettivo della psicoterapia è anche quello di offrire un ambiente sicuro che è mancato nell’infanzia e nell’adolescenza del paziente.

Fonte: webinar su www.istitutopsicologia.com di Vincenzo Caretti