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ossessivo-compulsivo

Il perdono di sé nella terapia del Disturbo Ossessivo – Compulsivo

Al convegno “Teoria e clinica del Perdono”, il dr. Angelo Saliani ha esposto i risultati di una ricerca condotta da egli stesso, Cosentino, D’Olimpio, Perdighe, Romano e Mancini nel 2011 sul perdono di sè nel Disturbo Ossessivo – Complessivo (DOC).

Il gruppo della Scuola di Psicoterapia di Roma e della II Università di Napoli è partito da due constatazioni:

 

  • alla domanda “Cosa accadrebbe se sospendesse i rituali?”, spesso un paziente con Disturbo Ossessivo – Compulsivo arriva a rispondere alla fine: “Sarebbe troppo comodo; se poi dovesse accadere quello che temo, non potrei perdonarmelo”

  • confrontato con la tecnica del doppio standard, alla domanda “Quanto giudicherebbe colpevole una persona simile a lei se si trovasse a compiere il suo stesso errore?”, di solito il paziente affetto da DOC utilizza un criterio di giudizio molto severo con sé e molto più comprensivo verso gli altri e non sa rispondere riguardo alla differenza di giudizio utilizzata.

Da queste due constatazioni, emerge che il paziente affetto da DOC non possegga o abbia molta difficoltà ad accedere alla categoria del perdono di sé; tende sempre a prevenire una colpa, a cercare attenuanti e giustificazioni, ma quasi mai ricerca un perdono.

Inoltre i pazienti affetti da Disturbo Ossessivo – Compulsivo sono più sensibili a sentimenti di colpa e responsabilità rispetto al resto della popolazione (Shapiro, 2011) ed è nota la loro iper-responsabilità che spesso viene vissuta in ambito morale, per cui si può affermare che sono ipersensibili al senso di colpa.

Ancora, i pazienti affetti da DOC ricordano con angoscia rimproveri e interruzioni dei legami affettivi occorsi nell’infanzia come punizione senza possibilità di un perdono esplicito (Peirce, Mavskillian & Shapiro, 2011): l’educazione morale passa attraverso il ritiro dell’affetto, il ritiro della possibilità di chiarire ed essere perdonati.

Quindi la ricerca di Saliani et al. (2011) parte dalle seguenti tesi:

 

  1. l’attività ossessivo – compulsiva è finalizzata a prevenire o neutralizzare una possibile colpa

  2. i pazienti considerano la possibilità di essere colpevoli come imperdonabile e inaccettabile.

L’ipotesi formulata è che un aumento dell’accettazione della colpa, in domini non sintomatici, porti a una riduzione dei sintomi ossessivo – compulsivi.

Nella ricerca, 4 pazienti affetti da Disturbo Ossessivo – Compulsivo, dopo un periodo di baseline di ricostruzione della storia, sono stati trattati con 20 sedute di psicoterapia cognitiva focalizzata sulla sola facilitazione dell’accettazione della colpa in domini non sintomatici, attraverso l’ultilizzo delle seguenti tecniche: dialogo socratico, tecnica delle due sedie, tecnica del doppio standard, esercizi esperienziali di esposizione a sentimenti di colpa.

L’ipotesi è stata confermata: infatti i pazienti hanno ottenuto una riduzione della sintomatologia ossessivo – compulsiva (tempo impiegato in ossessioni e compulsioni) e un miglioramento ai test somministrati, in modo frequentemente significativo, con un ulteriore miglioramento al follow up a un anno.

mandela